SIRACUSA – Credo fermamente che in un momento storico come il nostro, in cui la crisi pandemica, le cui conseguenze socio-economiche sono sotto gli occhi di tutti, e in cui la tragica situazione Afghana rischia di avere ripercussioni a livello globale, la politica debba porsi degli obiettivi concreti, piuttosto che portare avanti polemiche sterili, specialmente quando queste polemiche partono da presupposti totalmente sbagliati. Pertanto, la questione sollevata da alcuni personaggi politici della Destra siracusana, in merito alla scelta dell’Amministrazione di decorare Piazza della Repubblica con i colori della bandiera della Pace, appare come l’ennesimo tentativo, peraltro mal riuscito, di scatenare preoccupazioni infondate riguardo a messaggi subliminali che subirebbero i nostri figli, nel caso specifico quelli frequentati il XV Istituto Comprensivo “Paolo Orsi” antistante la suddetta Piazza, perché, a loro dire, sarebbe stata riprodotta la bandiera LGBT.
Posto che, per dirla alla latina De degustibus non est disputandum, e che ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione, è opportuno precisare che chi ha scatenato questa polemica, in questo caso, ha preso un colossale abbaglio, perché i colori utilizzati per decorare Piazza della Repubblica non sono quelli della bandiera Arcobaleno, che sono sei, bensì quelli della bandiera della pace, che invece sono sette, e la cui la disposizione è diversa rispetto al vessillo della comunità LGBT. Da presidentessa del Comitato Cittadino del Partito Democratico, che da sempre si batte per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBT e che, non solo a livello nazionale, porta avanti iniziative a sostegno del DDL Zan, e da attivista dell’Associazione Stonewall per i diritti delle persone LGBT+, trovo ingiusti e ingiustificati questi continui attacchi, che non solo confondono chi è poco o male informato, ma che contribuiscono a seminare il terrore nei confronti del fantomatico mostro gender. Da docente e da madre poi, credo che sia un bene realizzare spazi che garantiscano ai nostri bambini e ragazzi entrate e uscite in sicurezza da scuola, e anzi mi auspico che si prenda in considerazione l’idea di estendere questo progetto a tutti gli istituti comprensivi della nostra città, magari coinvolgendo artisti locali e studenti del Liceo artistico, per la realizzazione della parte decorativa.
Insomma, che piaccia o meno, soprattutto in questi giorni così difficili, in cui le immagini provenienti dall’Afghanistan arrivano come un pugno allo stomaco facendoci temere per il futuro non solo del Medio Oriente, dovremmo essere orgogliosi che la nostra città si vesta dei colori della pace.