SIRACUSA – “Le scuole devono riaprire e devono farlo in sicurezza. Si tratta di una priorità nazionale, e occorrono le risorse. Questo significa cambiare le politiche che (così come quelle sulla santità pubbĺica) ostinatamente e colpevolmente non investono sui servizi pubblici: occorre adesso un grande piano di investimenti sull’edilizia scolastica, sul personale scolastico, sulla mobilità pubblica”. Lo hanno detto i docenti dei Cobas Scuola Siracusa Lorenzo Perrona e Antonio Condorelli in una nota inviata ai colleghi e ai rappresentanti istituzionali. “Nel merito della situazione provinciale, i Cobas Scuola Siracusa chiedono informazione e trasparenza verso i cittadini e le cittadine sul dettaglio del piano provinciale straordinario per il rientro a scuola. Sappiamo che il “gruppo provinciale ristretto”, composto da qualche dirigente scolastico, rappresentanti dell’USP e della Prefettura, Ast, Interbus (non invitati i sindacati!) – hanno detto i due docenti dei Cobas – ha stabilito per la riapertura delle scuole nella provincia un’unica fascia oraria, la disponibilità di 20 autobus in più, e il potenziamento di alcune tratte.
Dal momento che ci risulta che in entrata e in uscita da scuola i bus delle linee provinciali di solito sono pieni di studenti pendolari (addirittura con casi di corse che non coincidono con le ore di uscita da scuola), chiediamo di sapere quali sono le tratte potenziate da Ast e Interbus per garantire il distanziamento e la mobilità in sicurezza. Un simile lavoro organizzativo e di informazione, peraltro prescritto dalle norme nazionali, è fondamentale per garantire la serenità e la sicurezza a studenti, del personale della scuola e delle famiglie.
La retromarcia del governo sulla riapertura delle scuole il 7 Gennaio ha portato dal 75 al 50% la percentuale di attività che si svolgeranno in presenza, senza possibilità estensive e, come se ciò non bastasse, sono nate in questi giorni raccolte di firme per bloccare del tutto la ripresa delle lezioni in nome della salute e della sicurezza, sostenute anche da soggetti sindacali.
La posizione dei Cobas della Scuola su questo punto, maturata in lunghi mesi di dibattito serrato, è molto diversa: la scuola è un presidio essenziale per la vita nazionale, per le giovani generazioni, per le attività presenti e future di tutto il Paese; la scuola non è un luogo più pericoloso di un centro commerciale o di un supermercato, i quali sono rimasti sempre aperti; il problema della Salute nella scuola deve tenere insieme la dimensione lavorativa con quella sociale; il danno alla salute psicofisica che sta producendo la chiusura delle scuole colpisce tutti, come avverrebbe per la chiusura di poliambulatori e ospedali, ma colpisce in primo luogo le fasce sociali più deboli.
Non avere la percezione di ciò significa accettare l’idea della scuola come un servizio pubblico superfluo, altro che essenziale. O qualcuno davvero crede ancora che la DAD sia scuola, quando perfino i suoi promotori indefessi della prima ora hanno abbandonato il campo?
La lotta per la sicurezza pensiamo si debba combattere sui luoghi di lavoro con le scuole aperte, a partire dalla richiesta di un sistema di tracciamento efficace e di servizi sanitari nelle scuole, che gestiscano in modo diretto i tamponi rapidi sul posto. Gli interventi del governo e ancor più delle regioni non sono adeguati e per questo dobbiamo continuare a batterci, ma le nostre rivendicazioni non possono giustificare la chiusura delle scuole, a meno che l’emergenza non porti a chiudere anche le altre attività produttive”.