SIRACUSA – La zona industriale Siracusana, conglomerato di multinazionali della raffinazione e chimico-energetiche, si appresta ad affrontare un paradossale stallo produttivo. La gravità della situazione geopolitica e la dinamica del conflitto bellico si manifestano traslandosi anche sull’asse energivoro e la drammaticità degli eventi non tarda ad arrivare fino in Sicilia. Con l’inasprimento delle sanzioni, frutto di scelte perseguite dalla UE, si cela all’orizzonte l’embargo al petrolio proveniente dalla Russia, danneggiando un sistema basato essenzialmente sull’import delle materie prime atte ad alimentare la più grande Raffineria d’Italia: la ISAB Srl. “Per tale infausto scenario urgono concrete e risolutive proposte dal Governo al fine di mitigare un impatto economico già ritenuto allarmante”. Queste le prime dichiarazioni di Fiorenzo Amato e Giacomo Rota, rispettivamente Segretario Generale di Siracusa e Segretario Regionale della Filctem Cgil. La ISAB è un’azienda di diritto italiano, che ottempera al pagamento dei tributi nel Bel Paese, ed è di proprietà della Litasco SA, quest’ultima con sede in Svizzera, ma che gravita tra le aziende partecipate dalla Lukoil. “Tale ultimo cavillo gestionale – chiosano Amato e Rota – non può ritenersi la causa di inconcepibili boicottaggi ed il conseguente preludio di un caos economico che lascerebbe sul lastrico circa 10 mila famiglie del Siracusano, tra diretto ed indotto e quasi tutte monoreddito”. “Il contesto induce altresì a ricordare che la ISAB produce circa il 22% del prodotto destinato a tutta la Nazione, il polo industriale vale il 51% del PIL della provincia di Siracusa e le imbarcazioni che riforniscono gli impianti costituiscono quasi un quinto del traffico navale del porto megarese. Risulta di perspicua deduzione che un’eventuale chiusura delle raffinerie oggetto di criticità avrebbe ripercussioni sulla produttività dell’intero Paese – affermano i Segretari Amato e Rota”. Per tali ragioni la Filctem Cgil ritiene opportuno avallare due plausibili scenari risolutivi, al fine di tutelare i lavoratori, già costernati dal periodo pandemico, sollecitando il Governo nazionale a fare da scudo di garanzia, usufruendo dell’ausilio di Cassa Depositi e Prestiti, circa l’azione di credito da adottare nei riguardi della ISAB in modo da agevolare quest’ultima nelle fasi di acquisto della materia prima da processare o in seconda battuta delegare gli istituti bancari, silenti fautori della mancata erogazione onerosa, a promuovere una soluzione creditizia celere ed efficace in modo da assicurare alle Raffinerie ISAB la regolare produzione ed il successivo mantenimento degli asset impiantistici. “Non vorremmo – proseguono Amato e Rota – che il Governo possa lasciar supporre ai cittadini di attuare una politica a due corsie volta ad agevolare esclusivamente lo sviluppo del Nord, trascurando in tal modo il tessuto produttivo del Meridione che risulta essere da decenni l’artefice di un sostentamento economico di rilievo e trainante per tutto il Paese”. In virtù di tali atti, la Filctem Cgil Regionale e Aretusea, in mancanza di pervenute risposte provenienti dalle Istituzioni governative preposte, di concerto con gli attori chiamati in causa da tale scellerata quanto irresponsabile trascuratezza da parte del Governo, non esiterà ad ottemperare circa l’utilizzo di tutte quelle azioni di diritto sindacale, anche estreme, ritenute necessarie al fine di tutelare i lavoratori e l’intero tessuto produttivo siciliano.