Completamente dipendenti dal telefonino. Sono i ragazzi siciliani, di età compresa tra i 10 e 21 anni, letteralmente incollati, anche per più di 5 ore al giorno, agli schermi del proprio cellulare, continuamente connessi ad internet, spesso senza alcuna vigilanza dei genitori, nel caso di minorenni, catturati da app e social network che tentano di mantenerli per più tempo collegati per scopi pubblicitari. Quella che finora è stata un’analisi generale sui comportamenti dei bambini ed adolescenti siciliani, è adesso suffragata da dati concreti, raccolti su un campione di 9177 ragazzi di tutte le province dell’isola, coinvolti dal progetto “Smartphone style – quando l’APParenza crea dipendenza”, intervento n. 5 segreteria generale della Presidenza della Regione che ha promosso il consumo attivo e consapevole in Sicilia. Il progetto, che vede come capofila il Movimento Difesa del Cittadino, e come partner le associazioni Adiconsum, Fedeconsumatori, Aduc, Tribunale del Consumatore, Omnia, ha “indagato” sull’utilizzo sempre più smodato del telefonino e delle app soprattutto da parte delle giovani generazioni. Durante l’anno scolastico concluso, anche attraverso una piattaforma online e numerosi incontri in presenza all’interno dei vari istituti scolastici siciliani, è stata svolta un’azione di sensibilizzazione riguardante proprio l’utilizzo incontrollato di questo strumento di comunicazione. I risultati sono stati illustrati stamani nel corso di una conferenza stampa online. Alcuni dati sono decisamente preoccupanti e devono far riflettere istituzioni ed agenzie educative. Oltre il 43% dei ragazzi resta in rete dalle tre alle cinque ore al giorno con un trend in aumento a causa dei lockdown pandemici, con scuole chiuse e restrizioni costanti di movimento che hanno visto e vedono gli adolescenti e la loro socialità ingiustamente criminalizzati e vere vittime della pandemia. In questo contesto sono inevitabili i problemi di dipendenza da smartphone, già evidenti anche tra gli adulti. Sempre più adolescenti trascurano le normali attività sociali prestando attenzione solo al cellulare. Le app dei social network sono le più gettonate: il 98,25% dei ragazzi siciliani intervistati ha dichiarato di usare, dopo Whatsapp che è al primo posto, la triade di app formata da Instagram (27,48%), TikTok (21,55%) e Facebook (12,29%). Le app social hanno fortemente aumentato le interazioni online ma ridotto quelle in presenza, anche quando si esce tra amici. Se è infatti vero che “uscire con amici” è la prima preferenza che risulta dal questionario somministrato (26,83%), è altrettanto vero che tra le preferenze “usare il cellulare” segue con uno scarto minimo (22,24%). Molto più distanti, in termini percentuali, le scelte una volta più tipiche di ragazzi e adolescenti, come ascoltare musica, fare sport, leggere un libro. Ulteirore dato preoccupante riguarda il primo approccio verso il telefonino e l’utilizzo che ne viene fatto anche dagli altri componenti della famiglia. Quella dai 9 ai 12 anni è la fascia di età in cui si è cominciato a usare il cellulare, il 65,56% dei casi. E’ l’età in cui ai ragazzi che fanno la prima comunione, viene regalato dai parenti. Molti, troppi lo hanno cominciato ad utilizzare prima degli 8 anni, sono il 26,68%. Il cellulare viene spesso “consegnato” ai bambini in età prescolare da mamme “indaffarate” in altro, o da famiglie impegnate a mangiare una pizza “in tranquillità” e che fanno vedere un cartone animato in streaming sul piccolissimo schermo o un videogioco ai propri figli. Il telefono usato come la nuova tata del Terzo Millennio. La riprova di questi dati sta nelle risposte dei ragazzi più grandi. Solo il 7,21% dichiara di utilizzare il telefonino dai 13 ai 16 anni. La stragrande maggioranza l’ha già avuto in mano e senza alcun controllo dei genitori o dei nonni, in una fascia d’età più bassa. E del resto sono proprio i familiari ad essere presi come “esempio”. Alla domanda su chi, in famiglia, utilizzi maggiormente il cellulare, i ragazzi siciliani coinvolti dal progetto “Smartphone Style” indicano la mamma per il 58,77% (5734 risposte) al primo posto, il papà al secondo posto il 29,90% (2917 risposte), la nonna al terzo, con un netto distacco, viene indicata dal 3,95% (385 risposte) e in altro il 24,89% (2428 risposte) indicando più persone della famiglia. Infine le ore di utilizzo. E’ stato chiesto ai giovani intervistati di sapere quanto tempo d’utilizzo viene concesso dai familiari e quanto, effettivamente, si resta collegati. Naturalmente le risposte non coincidono, le buone intenzioni si perdono lungo una scia infinita di byte. E così il 38% dichiara di rimanere collegato da 1 ora a 3 ore, il 27,40% da 3 a 5 ore, ben il 26,85% indica di rimanere collegato oltre 5 ore. Come ribadito stamani da Francesco Luongo, presidente nazionale del Movimento Difesa del Cittadino, da Maria Luisa De Simone, vicepresidente nazionale e dalla presidente regionale della Sicilia, Enrichetta Guerrieri, “siamo di fronte ad una nuova forma di alienazione dove il rischio dipendenza è ben noto ai millennials, forse più che agli adulti, visto che l’88,36% degli intervistati ha dichiarato di essere a conoscenza del problema e l’85,63% pensa che possa essere dannosa, ma rispetto al quale non ci sono comportamenti che tendono a far abbandonare questo rapporto quasi compulsivo con lo smartphone. Ma quello che ha più stupito è il rapporto che questi giovani hanno col il proprio telefonino anche quando sono fuori ad uscire insieme. Stanno con gli amici ma guardano in continuazione lo schermo, le notifiche, i messaggi, i video. Ed anche se sono nel mondo reale, ognuno di loro si perde nel proprio mondo virtuale, o forse sono tutti collegati allo stesso”. Il report completo dei dati raccolti sarà disponibile online sul sito www.smarpthonestyle.it