In aeroporto, in stazione, per strada. Ovunque vi sia del transito di passeggeri, tendo a soffermarmi sempre tanto.
Mi piace osservare la gente. Mi piace scrutarla dalla mia prospettiva. Mi piace costruire e/o attribuire ai passanti vite che, quasi certamente, non appartengono a nessuno di loro.
E, ancora, mi piace immaginare relazioni tra gente a cui, fondamentalmente, non capita di guardarsi neppure in faccia. Folla che sale e scende, repentinamente, da una metro alla successiva. Gente in attesa del proprio treno. Gente che corre verso un gate, piuttosto che un altro. Gente che urla, parla al telefono, gente che lavora.
Uomini e donne stanchi, corrucciati, doloranti, stressati. Famiglie sorridenti con tanto di animali domestici al seguito. Coppie che si ritrovano, che si allontanano. Chi si incontra, invece, per la prima volta e si abbraccia, si accarezza, si bacia.
Dalla mia prospettiva vedo, guardo, immagino vite incrociarsi. Dalla mia angolazione sogno e nello stesso momento vivo. Dalla mia prospettiva ho il mio punto di vista. Succede sempre così. E’ successo così, ancora una volta, quattro settimane fa, in stazione Centrale a Milano.
Ho cambiato più volte postazione, così da avere prospettive differenti, ognuna col mio punto di vista. Quando poi, ho scelto di spostarmi lungo le scale, posizionandomi un gradino più giù (o uno più in alto!) mi sono lasciata andare al mio momento. Quello che aspettavo, quello per cui ero lì. Mi sono goduta le miei mille emozioni. Anzi, le mie infinite emozioni!
Frattanto che scrivo, invece, mancano pochi giorni al Natale. Natale 2022. Nella mia Siracusa, dove mi trovo adesso, le temperature di oltre 20 gradi riscaldano le giornate, tecnicamente, invernali. Io ripenso a quella giornata in Centrale a Milano. Ripenso alle mie vite inventate, alla mia immaginazione, alle mie emozioni. Ripenso e mi pongo una domanda.
Quel giorno a Milano, frattanto che io ero lì, parlavo al telefono, guardavo le vetrine, osservavo la gente, vivevo le miei emozioni, qualcuno avrà fatto come me? Qualcuno mi avrà osservata secondo la propria prospettiva? Avrà immaginato qualcosa su di me?
Probabilmente sì, magari per ammazzare il tempo. O forse no. Chissà. Ci penso adesso, e non nel momento in cui mi trovavo lì. Questo, a mio avviso, fa’ la differenza.
Sai perchè? Perchè non mi sono minimamente lasciata influenzare da cosa la gente pensasse, e/o su cosa la gente immaginasse di me. E questo accade quotidianamente.
Il parere della gente, se non delle mie persone non mi è mai importato…
negli ultimi anni. In età adolescenziale, invece, le cattiverie gratuite dei coetanei, relative al mio soprappeso mi hanno sempre fatto male. Ho sempre mascherato quel mio disagio, tanto da capirlo, soltanto, da un paio d’anni a questa parte. Lavoro tanto su me stessa, su quell’aspetto psicofisico che tanto mi fa stare bene, tanto, alcune volte mi mette alla prova. Mi porta a fermarmi, recuperare/ricaricare, ripartire.
C’è un tempo per tutto: per analizzare, comprendere, metabolizzare, fermarsi, ripartire. Così come c’è un tempo per star soli con se stessi, per innamorarsi, per condividere, per affermarsi, per incazzarsi (e comunque non fa’ bene) per ridere, per piangere.
C’è un tempo per guardare la propria vita e agire con la testa. Un tempo, invece, dove dare priorità al cuore. E poi, dalla mia prospettiva, esiste un tempo che è semplicemente il mio (tuo!) tempo, dove perdo, volontariamente, il controllo di determinate cose e mi lascio trasportare da ciò che mi fa stare bene. Da chi mi fa stare bene. Dai posti che ti fanno gioire e mi fanno bene.
Il mio (tuo) tempo è unico. La vita è unica. Niente e nessuno può essere come Te. Ribadisco spesso questo concetto, e lo faccio perchè per quanto ovvio, per quanto ne siamo tutti a conoscenza, lo consideriamo sempre troppo poco. Lo diamo, addirittura, quasi per scontato, così da non prenderci il tempo necessario da dedicarci.
Durante queste festività, dal Santo Natale, al 2023, all’ Epifania, mi sento di suggerirti di ritagliati il tuo tempo, di guardare, osservare secondo la tua prospettiva. Ti suggerisco di alimentarti di ciò che ti fa stare bene, di circondarti di chi ti fa stare bene. E ancora, ti suggerisco, di fermarti in un angolo a osservare gli altri, e se ti accorgi che qualcosa non va’, fatti da parte.
Regalati Te stess* sempre. Non lasciare mai che la paura del giudizio altrui limiti le tue scelte. Sfida chi, pur dicendo di no, è legato a stereotipi tanto da condizionare e/o frenare le tue scelte.