Dall’infinito alla finitezza. Dalla vita, con la sua forza e la sua energia, all’impotenza. Dalla libertà all’oppressione. Dall’autonomia alla limitatezza.
Intravedendo la morte, Salvatore BISICCHIA (43 anni, Siracusa) avrebbe potuto ripiegarsi e ribellarsi contro Dio. Ma attraverso il discernimento si è rivolto verso ciò che è essenziale: la ricerca di Dio e l’incontro con Lui. Salvatore comunica costantemente che non c’è stata nessuna “distrazione” di Dio; al contrario, nella sua condizione, c’è il segno evidente della presenza continua del Padre.
Salvatore testimonia a tutti la gioia di essere vivi. Egli, che ha imparato a riempire la sua vita terrena in un’ottica cristiana nella quale il morire è andare incontro alla vita vera. Perché quando si fa seria conoscenza di Dio, anche grazie alla malattia, il legame con il cielo si fa più esplicito e quando poi uno muore, muore con la certezza che la vita continua.
Salvatore, oggi, è un uomo di preghiera. Il “fiat” di Salvo è mettersi in continuo servizio del suo Signore. Quotidianamente egli pubblica sui social le sue preghiere: è la testimonianza della sua fede!
Con la straordinaria tecnologia del puntatore, che riesce a recepire impercettibili movimenti degli occhi e a tradurli, tramite il computer, in parole, Salvatore – durante il nostro dialogo/intervista – mi ha raccontato di quando, una domenica mattina del Settembre 2019 a Jesolo, una inattesa ed impensabile caduta lo fece ritrovare seduto su un gradino, mentre scendeva delle scale. Giorni dopo, una nuova ed inspiegabile caduta in strada, gli suscitò il dubbio ed il timore che fossero i primi, lievi sintoni, rivelatori del Parkinson. Quella patologia neurodegenerativa che progressivamente aveva portato alla morte il papà di Salvo, Andrea, e lo zio di Salvo, Rosario. In Dicembre dello stesso anno, la visita neurologica e gli accertamenti esclusero il Parkinson.
Il ricovero di Febbraio 2020 darà indicazione di sospetta malattia del motoneurone. Viene richiesta una visita specialistica con un medico di Padova il quale, il 4 Maggio, nel giorno della festa a Melilli di San Sebastiano Martire, di cui Salvatore è tanto devoto, ufficializza la diagnosi corretta: è la SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Dopo gli ausili in casa, nel Novembre del 2023, diventa necessario per Salvatore adattarsi ad una nuova vita: arrivano la PEG e la Tracheostomia. Ricoverato al Policlinico Universitario “G. Rodolico – San Marco” a Catania il 17 Gennaio del 2024, nel pomeriggio del giorno 20 (festa liturgica di San Sebastiano Martire), seguono delle gravissime crisi respiratorie e pre-arresti cardiaci secondo parametri “non compatibili con la vita”. A Salvatore viene, così, indotto il coma farmacologico. Salvatore sarà risvegliato il 27 Gennaio (giorno dell’Ottava di San Sebastiano).
Il 31 Gennaio, festa di San Giovanni Bosco, Salvatore esce dalla rianimazione dove ha soggiornato nei giorni precedenti e viene collocato in terapia semi-intensiva dalla quale sarà dimesso nel giorno di San Valentino, il 14 Febbraio.
Mentre Salvo era in pre-arresto cardiaco, mentre egli perdeva conoscenza, durante la fase di rianimazione da parte dei medici e mentre lo intubavano, una voce forte ed autorevole ripeteva a Salvatore di pregare: “perché se non preghi, muori!”. Salvatore, allora, iniziò a pregare e a invocare l’intercessione dei suoi Santi: “San Sebastiano, prega per me” / “Santa Lucia, prega per me” / “Sant’Agata, prega per me”. Su fondo bianco di luce infinita, gli appariva, statico ma sorridente, San Giovanni Bosco. Alla sua visione, Salvatore recitò: “Gloria!”.
Salvatore con la moglie Delia, adesso sanno che la finitezza, l’impotenza, l’oppressione e la limitatezza non hanno tolto la vita a Salvo ma lo hanno condotto alla vita. Essi, adesso, uniti dal Sacramento del Matrimonio, si mettono davanti alla malattia come si metterebbe Gesù, cioè sapendo che Dio è vicino, perché da Lui si sentono personalmente visitati.
In questi mesi, Salvo ha ricevuto a casa la visita del Reliquiario contenente le Lacrime della Madonna (versate a Siracusa durante la Lacrimazione di un Quadretto di gesso nell’Agosto del 1953 posto a capezzale dei giovani coniugi Angelo Iannuso e Antonina Giusti che si erano sposati nel Marzo di quello stesso anno) e le Reliquie della Patrona Santa Lucia, due frammenti della cannella della Santa custoditi nella Cattedrale di Siracusa. In quella occasione, Salvo ebbe a definire la SLA con “Santa Lucia, aiutaci!”. In attesa dell’arrivo delle Reliquie di Santa Lucia, Salvatore ha composto una preghiera per la Santa, nella quale scrive: “Insegnaci, Lucia, a donare la nostra vita per gli altri. Parla di noi al Padre nostro, affinché possa donarci la gioia di vivere in Lui perché in Lui tutto si compie e tutto trova il suo fine”. Molto bello, infine, il pensiero di Salvo mentre le Reliquie di Santa Lucia arrivavano a casa sua: “Rivivo l’emozione del giorno del mio Matrimonio. L’attesa di lei: ieri aspettavo la mia sposa, oggi aspetto la sposa di Cristo!”.
La vita di Salvo e Delia è, oggi, una donazione reciproca e agli altri. Anzi, è proprio un “darsi” la vita stessa, con la consapevolezza di guardare questo mondo con occhi diversi: poiché questa vita fiorirà, come rifiorisce ogni giorno in Salvo, la vita, grazie ai gesti, alle parole, ai momenti condivisi, alla presenza di chi gli vuole bene.